POSTURA AL PC | Guida di Salvataggio per tutti

Questo articolo ti spiegherà come mantenere una corretta postura al pc e ti insegnerà qualche piccolo esercizio posturale per attenuare la sofferenza muscolare.

Quante volte hai sentito dolore alla schiena dopo aver passato diverse ore al PC?

Quante volte hai sentito la necessità di muoverti, cambiare posizione o addirittura cambiare sedia per lavorare o stare davanti al PC?

Bene QUESTO è l’articolo che fa per TE!

Partiamo dalle basi: devi sapere che la nostra colonna ha delle curve ESSENZIALI che servono per distribuire il peso del nostro corpo e della gravità in modo corretto, lungo di essa. Grazie ai muscoli tali curve vengono preservate nel tempo.


COSA SUCCEDE QUANDO SIAMO AL PC?


Queste importantissime curve vengono a mancare, portando il nostro corpo a chiudersi come una C e facendo lavorare muscoli in modo diverso da come dovrebbero fare normalmente, e dunque al nostro rialzarci o comunque dopo tanto tempo seduti avremo dei fastidi dati dall’ affaticamento di  tali muscoli!

Pensa che nel lungo termine questo adattamento può diventare un vizio strutturato e avrai bisogno di molto più tempo per correggere la tua postura!

Bastano piccoli accorgimenti per non “viziare” la propria schiena al pc, e di base consistono nel mantenere la posizione seduta rispettando le curve della schiena (lordosi) poste nella zona lombare e cervicale. Solo così facendo potrò mantenere una corretta postura al pc.


Per garantire il mantenimento di tali curve dovrò:

1. Rendere comoda la seduta dei piedi, ben piantati, permettendo alle gambe di flettersi e fare punto fisso, in modo da poter quindi tenere una corretta lordosi lombare.

2. Aiutarmi con un cuscino posto sulla bassa schiena, infatti il cuscino lombare fornisce un valido supporto nel sostenere e far percepire la naturale lordosi lombare.

3. Poggiarmi su di uno schienale può essere inoltre utile per avere un cosidetto feedback percettivo. In poche parole grazie allo schienale possiamo avere la percezione “tattile” della nostra colonna tramite i  punti di contatto con esso e capire se siamo nella corretta posizione oppure no.
Cosa che non sarebbe facile affatto, a meno che non si abbia un ottima coscienza rachidea.

4. Per il tratto cervicale, dovrò tenere il PC leggermente inclinato in alto, oppure dritto all’altezza dei miei occhi, dando modo alla cervicale di non doversi flettere eccessivamente e perdere la propria lordosi, mantenendo l’idea di “crescere” verso l’alto mentre posso stare appoggiato con la nuca sullo schienale. Questo “auto-accrescimento” è alla base dei molti esercizi che si possono fare contro il mal di schiena.

Ricordiamoci comunque che stare seduti a lungo NON E’ NATURALE , e attuare tali accorgimenti non ci salverà se non COMPENSIAMO le ore trascorse seduti con una buona attività fisica volta a mobilizzare non solo il rachide ma anche le articolazioni delle gambe e del tronco.


COSA POSSIAMO FARE?


Cercate di prendervi 5 minuti ogni ora, sdraiatevi a terra:

  • iniziate col percepire la vostra colonna
  • Provate a muovere il bacino formando un grande arco lombare (come se voleste inarcare la schiena bassa e sollevarla da terra), per poi premere a terra questo grande arco spingendo la schiena a terra, in modo tale da annullare lo spazio fra voi ed il pavimento.
  • Quando inarcate la schiena provate a fare un bel respiro: espirate quando spingete i lombi a terra

Dopo avere eseguito 10 ripetizioni di questo semplice esercizio, proseguite:

  • Rimanete in posizione fissa mantenendo la lombare e tutta la schiena completamente aderenti a terra.
  • Espirate profondamente e cercate di mandare il mento verso il vostro petto, effettuando l’auto-accrescimento menzionato pocanzi.

Questi 5 minuti sono veramente irrisori, ma per molti potrebbero fare la differenza!

Provateli ogni giorno e ricordate che ogni persona ha una sua determinata postura e personali esigenze che non possono essere standardizzate. Affidatevi ad un professionista che sappia valutare il vostro caso e somministrare gli esercizi terapeutici più adatti a voi!


Ricordiamoci comunque che stare seduti a lungo NON E’ NATURALE , e attuare tali accorgimenti non ci salverà se non COMPENSIAMO le ore trascorse seduti con una buona attività fisica molta a mobilizzare non solo il rachide ma anche le articolazioni delle gambe e del tronco!

Dott. Matteo Di Cuffa

Posturologo

Personal & Small group Trainer

L’acido lattico non è la causa dei dolori muscolari | Sfatiamo questo mito

Malgrado i numerosi articoli pubblicati nel settore, oggi sento ancora dire che i dolori del giorno dopo l’allenamento sono dovuti all’acido lattico. Secondo me nella fantasia delle persone la parola stessa “ACIDO LATTICO”  richiama qualcosa che, come un liquido tossico, inceppa i meccanismi muscolari come fossero ingranaggi.

Ma non è così.

I dolori del “giorno-dopo” non sono dovuti all’acido lattico.

Il lattato formatosi durante l’allenamento permane nel circolo sanguigno per pochi minuti; cioè un atleta allenato smaltisce il lattato in circa 30 minuti mentre per una persona meno allenata ci vorrà più tempo ma comunque siamo sull’ordine di qualche ora.

Dunque i dolori muscolari che si manifestano i giorni successivi al’allenamento non possono essere assolutamente correlati al l’acido lattico.

In realtà si tratta di micro lacerazioni del tessuto muscolare.

Ma allora cosa sono?

L’indolenzimento del giorno dopo detto anche “DOMS” (Delayed onset muscle soreness ovvero indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata) si presenta come un dolore muscolare che perdura tra le 14 e le 72 ore dopo un allenamento che ha visto l’attivazione intensa di nuove fibre muscolari, fin’ora inutilizzate.

Perchè ho questi dolori?

Alla base di questi dolori, che piacciono tanto ai veterani dell’allenamento perché danno quella sensazione di corpo vivo che ha lavorato come si deve, ci sono cause sono molteplici. Proviamo ad elencare le maggiori:

1. Danno al tessuto connettivo ed alla fibrocellula muscolare 

Il sistema connettivo è fatto per essere elastico, se lo si tiene fermo per troppo tempo tende a irrigidirsi. Ai miei atleti faccio sempre l’esempio dell’ elastico: vi è mai capitato di lasciare da una parte un elastico per qualche anno e poi, per caso, ritrovarlo dopo che è stato fermo tutto quel tempo? Se provate a tirarlo si spezzerà. Aveva perso le sue capacità elastiche.

Ma l’apparato del movimento umano fortunatamente non si spezza, ma si micro-lacera, ricostruendo subito la sua capacità elastica. Ecco perché i dolori arrivano sempre dopo un periodo di inattività, o quando si vanno a stimolare nuove fibre con nuovi esercizi,magari svolti con angolazioni mai sperimentate.

2. Nocicettori

Quando noi sentiamo male non è il tessuto muscolare ad essere alterato ma i nocicettori (cellule nervose). È il sistema neurale ad essere “infiammato” dopo l’allenamento, non il muscolo. Quando l’organismo non conosce lo schema motorio o non è abituato al range di lavoro (quindi siamo abituati a fare una scheda 3x 12 e passiamo ad un 5 x 5 ad esempio) vengono prodotti elettroliti, radicali liberi, reflusso di enzimi, che vanno a sovra-eccitare i nocicettori muscolari. I neuroni così aumentano i segnali dolorifici al cervello.

3. Fattori nutritivi

è stato dimostrato che una dieta ricca di carboidrati ad esempio contribuisce a percepire maggiori DOMS. Per questo è più difficile sentirli nelle fasi chiamate di “definizione” (terminologia superata, ma sono convinto che molti capiranno quello che si intende)

COSA FARE?

Anzitutto sconsiglio assolutamente lo stretching, e qualsiasi sforzo eccessivo. Il vostro corpo in questa fase detta di “SUPER-COMPENSAZIONE” fa si che i vostri muscoli (e non solo) migliorino le proprie caratteristiche in funzione dell’allenamento eseguito, e sta anche cercando di riparare quelle piccole “ferite positive” che avete prodotto. Allungare i muscoli non fa altro che riaprire quelle ferite, e allenarsi pesantemente sopra un muscolo in fase di super-compensazione è controproducente.

Non prendete anti-infiammatori poiché ostacolano il processo di super-compensazione, e anche perché meno farmaci prendete e meglio è (questo lo dico io e me ne assumo la responsabilità). A meno che non siate atleti in preparazione di una gara e per necessità dobbiate eseguire particolari allenamenti.

Cosa fare allora per questi dolori ?

Godeteveli.

Aspettate che passino da soli.

Semmai potete fare un leggero, leggerissimo, allenamento. E’ stato dimostrato che un allenamento a bassa intensità aiuta a smaltire prima i Doms.

Adesso non voglio più sentirvi dire che siete pieni di acido lattico nelle braccia perchè ieri avete fatto i push up. 😉 Con affetto. Flavio

Dott. Flavio Bulgarelli

Psicologo e Personal trainer

Titolare di Focus Training Studio

Home Workout | Attenzione a non sbagliare

Se anche tu sei in preda al raptus di follia dell’ allenamento a casa ti prego di fermarti, siediti un attimo e fammi spiegare, perchè stai SBAGLIANDO.


Non prenderla come una critica saccente o uno sfoggio di un trainer esibizionista, ma semplicemente come un analisi basata sugli studi scientifici, grazie alla quale voglio dedicare alcuni minuti per spiegarti quanto sia importante la somministrazione dell’esercizio fisico e quante siano le variabili che possono entrare in gioco, seguendo ESCLUSIVAMENTE quello che dice la SCIENZA dell’allenamento e non quello che può dire un Trainer semplicemente perché l’ha visto\fatto fare.

Innanzitutto , devi sapere che l’allenamento rispetta alcuni principi affinchè esso sia efficace, alcuni di essi sono:

  • SPECIFICITA’
  • CARICO
  • PROGRESSIVITA’


In essi inoltre ci sono paramentri fondamentali come INTENSITA’,FREQUENZA,DURATA,VOLUME.

Insomma un sacco di roba. Ognuno di essi deve essere ben tarato in un programma di allenamento che si rispetti, e soprattutto deve essere compatibile e SPECIFICO per il tuo obiettivo.

Infatti il cambiamento di una di queste variabili comporta IMPORTANTI cambiamenti negli adattamenti metabolici, ormonali, biochimici, tissutali, neurologici e non ultimi psicologici. (tutti collegati tra loro causa-effetto)


Questo non lo dico io ma le evidenze scientifiche e la pratica su campo.

Detto ciò
SEI SICURO CHE IL TUO ALLENAMENTO A CASA RISPETTI GLI STESSI CANONI DI QUELLO CHE FAI IN PALESTRA? O che sia semplicemente ben eseguito?

Dunque non è così semplice ottenere tale intensita. Ed è inutile replicare gli stessi esercizi con la stessa modalità che utilizzi in sala pesi improvvisando al fine di ottenere dei buoni risultati, potrai forse evitare un lento declino (infatti per il principio della progressività dei carichi essi devono essere crescenti altrimenti si ha un plateau ed un decremento dei risultati) ma nient’altro.


Con questo non voglio dire che devi stare fermo, ma che devi quantomeno RIDIMENSIONARE tutto, fermarti a ragionare e CAMBIARE totalmente strategia di allenamento per raggiungere un’intensità allenante soddisfacente.

VUOI ANDARE A CORRERE?
Beh può essere un idea ma…ti invito a leggere il mio articolo precedente e capirai perché in fondo in fondo non è un idea cosi buona.


A prescindere dal periodo storico che stiamo vivendo, ti ricordo il principio della SPECIFICITA’ per la quale una corsa, anche molto lunga, all’aperto non sarà MAI equipollente ad una sessione di pesi, a maggior ragione sapendo che un attività come il jogging, che mantiene  il cosiddetto  Steady State (parametri di FC e VO2 MAX costanti) non è poi un gran che (sempre meglio di nulla per carità).


Ma SOPRATTUTTO il tuo corpo se non è abituato ad attività di endurance e ti improvvisi runner dalla mattina alla sera, oltre ai danni descritti dall’articolo, rischi seriamente di infortunarti o di incorrere a patologie infiammatorie.

MA ALLORA COSA FARE?

Non è facile senza attrezzi a casa creare un intensità allenante stimolante per un non addetto ai lavori, per questo ci vuole una guida che sappia come muoversi all’interno di questo mondo molto molto intricato.


Parti dalla base: qual è il tuo obiettivo?
Perdita peso?
ipertrofia?
Performance?
Riequilibrio posturale?
Stare bene e combattere la sedentarietà?


Beh avrai capito che per ognuna di queste esigenze DEVE esserci un allenamento diverso e personalizzato, (senza contare le infinite varietà individuali) e non puoi basarti su video Youtube prefabbricati o sugli allenamenti che fai di solito in palestra.

Muoversi va SEMPRE bene sia chiaro, soprattutto se lo si fa senza troppe pretese.
Ma perché non sfruttare questo tempo libero per OTTIMIZZARE il proprio allenamento e fare qualcosa che VERAMENTE ti fa bene?
Nell’epoca digitale, possiamo essere seguiti ottimamente anche da casa, affidandoci ad uno specialista del movimento, con un investimento veramente modesto potrai trovare le giuste SOLUZIONI e  potresti cambiare DEFINITIVAMENTE in meglio il tuo modo di allenarti (evitando così di “buttare” al vento 2-3-4-5 settimane)
Ma soprattutto potrete ottenere un beneficio inaspettato: le conoscenze per essere voi stessi, in futuro, i vostri stessi maestri!

Matteo Di Cuffa – Posturologo, Personal & Small Group Trainer


Dott. Matteo Di Cuffa
Posturologo e personal trainer
specializzato in Allenamento Funzionale e HIIT

High Pulse® TRX Suspension Training da casa (7-TLG) – TRX Cinghie Imbracatura + puleggia, Ancoraggio Porta, Supporto Parete, Poster, Piastra Protettiva, Borsa e Fascia Elastica per Workout

L’importanza della presa | Ruolo dell’impugnatura negli esercizi

Oggi parleremo dell’ importanza della mano, del suo allenamento specifico, ed in particolare di come l’approccio alla presa degli attrezzi (strumenti sportivi o allenanti) sia di primaria importanza!

La mano, questo splendido risultato di millenni di evoluzione, è tanto perfetto nella sua forma e funzionalità da essere ricercato continuamente nella produzione pittorica e scultoria di ogni epoca.
La sua funzione di esplorazione e percezione del mondo si fonde perfettamente con le abilità di manipolare e compiere azioni fini e complesse.

Quindi, in che modo possiamo aumentare le sue capacità e come possiamo trarne vantaggio nelle nostre prestazioni?
Come possiamo a partire dalla mano aumentare la nostra espressione di forza?
o la qualità si movimento durante un alzata (stacco, panca), una trazione o in un gesto Sport-specifico?

Tenendo conto di questi 2 fattori per noi molto importanti: la percezione e la variazione.

PERCEZIONE

Percezione della mano, come PUNTO DI CONTATTO: durante la presa (di un bilanciere , o di una mazza, stecca, racchetta) prima del gesto in sé dobbiamo pensare alla mano come un tramite, un importante veicolo di informazioni: una mano troppo contratta, troppo stretta, rigida, deprime questa capacità di “SENTIRE“, ed il nostro sistema non è in grado di analizzare in modo ottimale la situazione, sprecando così molta energia per stabilizzare (più del dovuto) il resto del corpo.

In queste situazioni infatti la MANO va considerata come un OCCHIO, che permette al corpo di capire cosa sta per succedere, di ANTICIPARE e scegliere il miglior assetto, gestendo in maniera veloce, precisa ed efficiente lo stato di contrazione muscolare necessario al controllo posturale

“L’EFFICIENZA NASCE ANCHE, DALLA CORRETTA ANALISI DELLE INFORMAZIONI INTERNE ED ESTERNE DEL NOSTRO CORPO”

VARIAZIONE

Variazione degli stimoli e degli angoli di lavoro.
La mano come ogni altro organo è innervata, vascolarizzata e avvolta in una trama di tessuti (appunto cute, muscoli, fascia), che si collegano profondamente con tutto l’arto superiore, e con tutto il corpo in maniera dinamica. Quando esprimiamo forza, questa viene trasmessa attraverso vettori che entrano nella mano passando appunto nei tessuti.

Variare gli angoli di lavoro, modificando la presa (es. supinando o pronando, enfatizzando le ultime dita rispetto alle prime o viceversa, o usando di più la zona palmare rispetto a quella digitale) è un aspetto determinante, infatti ci permette di:

  • Comprendere e determinare quale assetto/variante ci permetta di migliorare il gesto specifico (e quindi la prestazione)
  • Mantenere la capacità di veicolare al meglio i vettori di forza, seguendo diverse percorsi.
  • Fornire una modifica dello stimolo specifico, utile per mantenere una progressione più lineare dei miglioramenti, mantenendo vivo e reattivo il nostro Sistema Nervoso in un opera di continua analisi e modulazione delle nuove situazioni.

Per noi del team Focus Training Studio, lo studio e l allenamento legati alla mano sono un continuo campo di ricerca e sperimentazione che ci spinge a trovare nuove soluzioni e metodologie allenanti, con l’obiettivo costante di migliorare ogni singolo aspetto del movimento e della performance dei nostri allievi.

Dott. Massimo Coretti
Fisioterapista
Posturologo clinico
Movement trainer Specialist

Home Training | Tempo perso o opportunità?

Anche tu probabilmente ti trovi spaesato in questo strano periodo di “casalinghità ” forzata a causa del coronavirus.

Vorresti allenarti e mantenere le tue potenzialità ed il tuo fisico, ma in casa non sai come, quanto e soprattutto non sai cosa puoi ottenere?
STOP, fermiamoci un attimo , e riflettiamo insieme su cosa può darci un vero HomeTraining:
Anzitutto scomponiamo la parola:

  • HOME: un luogo, un ambiente , con spazi e strumenti completamente diversi da quelli a cui siamo abituati, niente sala, campo, piscina, niente rack, bilancieri, kettlebell…
    …ma è proprio questo il bello, la scienza del training ci dice che il miglior modo per ottenere un obiettivo fisico e prestazionale , è VARIARE:
    obbligare il corpo ad adattarsi a stimoli diversi e nuovi, a spazi, situazioni movimenti diversi.
    A gestire carichi diversi con prese nuove (leggi qui un approfondimento) Ed è qui che magicamente l ambiente casa si trasforma in un contenitore di idee e soluzioni allenanti!
  • TRAINING appunto: come ogni allenamento anche l home training è definito come “I’insieme dei stimoli che dò al mio sistema per ottenere degli adattamenti! “

Quindi potrebbe essere questo il momento giusto per concentrarsi su quei piccoli dettagli che non riusciamo mai a migliorare durante l’anno, in cui siamo stretti tra lavoro e allenamenti.
Per migliorare un distretto corporeo debole (es. rinforzare una spalla), migliorare la tecnica di affondo o di squat o migliorare le proprie capacità di respirazione e di controllo del corpo.

Fin qui sembra semplice, ma poi mi ritrovo in salone con una scopa, un elastico , una cassa d’acqua, senza idee chiare e con molti dubbi e magicamente cala anche la voglia di allenarsi!

C è una soluzione: ESSERE GUIDATI, affidatevi al vostro personal trainer, allenatore , o seguite le innumerevoli piattaforme online che in questo periodo duro, stanno offrendo il loro aiuto, gratuitamente, mostrando allenamenti adattati utili e sicuri!

Il nostro staff FOCUS TRAINING STUDIO (sezione performance) organizza ogni giorno sui nostri canali social, eventi aperti per aiutare tutti coloro che si trovano in questa situazione.

È in questi momenti che, attraverso la collaborazione e la condivisione, si può comprendere il senso profondo dell’ ALLENAMENTO: in ogni luogo, situazione, con ogni mezzo o anche senza nessuno strumento, ciò che conta è MIGLIORARSI SEMPRE!

Dott. Massimo Coretti
Fisioterapista
Posturologo clinico
Movement trainer Specialist

Come trasformare la quarantena in un trampolino di lancio

Questi giorni di paura e di stasi forzata mi offrono il pretesto per affrontare il tema della programmazione dell’azione e del valore dell’immaginazione nel processo motivazionale e di “decision making”.

Se da un lato è vero che la nostra è una specie progettata per l’evitamento di “guai” di breve periodo piuttosto che per la progettazione di successi di medio-lungo periodo, è altrettanto vero che questo processo può essere indotto e potenziato, se sappiamo come farlo.

La nostra intrinseca capacità di gerarchizzare le attività quotidiane porta ciascuno di noi a privilegiare (non analizzeremo qui i motivi) lo svolgimento delle attività pratiche e meccaniche, rispetto a quelle speculative e, soprattutto, rispetto a quelle immaginative.

La nostra coscienza, in altre parole, si occupa prevalentemente di gestire ciò che è in atto piuttosto che di immaginare ciò che è in potenza.

Ora, credo, è possibile sfruttare a nostro vantaggio questi giorni di stop e di diminuzione delle impellenze pratiche per dare luogo alla circostanza opposta, fornendoci la possibilità di spostare l’attenzione sulle facoltà prospettiche ed immaginative.

Questo, oltre ad essere un divertentissimo “gioco di evasione” si rivela uno strumento formidabile che ci rivela i nostri sogni ed i nostri desideri.

Impariamo dalle scienze cognitive che la motivazione  si innesca a partire da un bisogno e che il bisogno ha un sostrato emozionale (quando non riguarda i bisogni primari di soddisfacimento estemporaneo).

Questo vuol dire che la determinazione con la quale perseguiamo un obbiettivo è direttamente proporzionale all’intensità dell’emozione associata all’immagine del risultato.

Lo strumento più potente a nostra disposizione per scoprire e potenziare i nostri desideri è la visualizzazione.

Immagina ciò che desideri, può essere l’attività professionale che vuoi costruire, lo stato di forma fisica che sogni di ottenere, la sfera sociale che desideri alimentare o il viaggio che sogni di fare. Ora immergiti nell’immagine e riempila di colori, di luce e di suoni gradevoli, respira e lascia che prenda forma, anche a lungo se serve.

Visualizza (“visualizza”, bada bene, non “pensa”) la scena che ritrae il risultato, immagina cosa  proverai quando lo avrai ottenuto, il senso di soddisfazione, di stima per te stesso ed il riconoscimento sociale che otterrai, potenzia l’emozione ed impara a richiamarla alla mente ogni volta che vuoi, così che alimenti giornalmente la tua motivazione.

Ripeti la visualizzazione di giorno in giorno, più volte al giorno se vuoi ed osserva la tua immaginazione evolvere.

Ad un certo punto ti accorgerai con sorpresa che l’immagine dell’obbiettivo, densa di emozioni positive, inizierà ad indurre delle azioni pratiche, funzionali alla realizzazione dell’obbiettivo stesso!

Se avremo svolto correttamente e con divertimento l’esercizio nei giorni che ci separano dalla libertà, torneremo alla normalità molto meglio di prima, carichi di motivazione e chiari negli intenti, proiettati verso i nostri obbiettivi autentici.

Ricorda: il nostro cervello è una macchina raffinata, è progettato per regalarti emozioni positive come ricompensa ad ogni passo che compi verso un obbiettivo!

Provare per credere, alla prossima.

Raffaele Rossi

Coach professionista

Asgard coaching founder

Mani e piedi | Voi li allenate?

Quando si pensa ad un allenamento, di qualsiasi tipo, sia sport-specifico e quindi di performance, che prettamente rivolto al miglioramento corporeo, generalmente si pensa ad un allenamento che migliori le capacità o le forme del corpo.


Mai a nessuno, o a pochi, viene in mente di allenare quelle parti del corpo che più spesso entrano in contatto con l’ ambiente, con gli altri e con gli oggetti che usiamo per allenarci: le mani e i piedi.

Sì sottovaluta un aspetto fondamentale; il senso che più di tutti gli altri condiziona lo sviluppo cognitivo e motorio è il TATTO, che risulta fondamentale nello sviluppo soprattutto dell infante.


Da questo deduciamo che il ruolo primario degli arti e delle loro estremità (mani e piedi), non è quelle di effettuare azioni motorie, ma è quello di “sentire”, PERCEPIRE c ho che tocchiamo, INTERPRETARE il terreno che calpestiamo (e tutte le sue difformità), CONSTATARE se ciò a cui ci stiamo avvicinando sia pericoloso o no.

Ma quindi detto ciò, ci chiediamo, perché allenare questo aspetto, come può migliorarci un movimento, un esercizio, un gesto?

Qualsiasi movimento siamo intenzionati a compiere (in palestra, in gara, in partita) può avvenire perché il nostro sistema nervoso riceve informazioni, le sintetizza, e crea un ipotesi su cosa percepirà nell’ eseguire quel gesto. Attraverso questo meccanismo il corpo cerca di ANTICIPARE quello che succederà, e farsi trovare PRONTO:
cioè nella condizione migliore per eseguire quel gesto (per fare questo modificherà finemente lo stato di contrazione dei vari muscoli, e lo stato di adattamento del tessuto fasciale).

È lì che entrano in gioco mani e piedi: più riusciamo a rendere pronti e recettivi queste estremità (ricche di recettori/sensori e altamente innervate) più il nostro corpo potrà migliorare il suo meccanismo di anticipazione e farci trovare pronti ad un salto, ad un cambio di direzione, ad uno scontro, o semplicemente al cambiamento della posizione del peso nella nostra mano.

Un corpo pronto ci permette di non disperdere forza, di migliorare le traiettorie di movimento, e di gestire meglio tutte le variabili e gli imprevisti che possono avvenire nel mentre. E sopratutto tutto ciò si traduce con una diminuzione del rischio di infortunio!

Nel nostro centro Focus training studio dedichiamo una sezione apposita per lo studio, lo sviluppo e la pratica dell’ allenamento e dell’attivazione specifica di mani e piedi.
Dopo accurata valutazione del cliente, con piccoli ma mirati esercizi, riusciamo a migliorare notevolmente l’ esperienza allenante sia in termini quantitativi, ma soprattutto QUALITATIVAMENTE!

La morale:

  • usate i piedi per sentire il terreno, riavvicinatevi alla terra, assaporate una passeggiata scalzi in un prato, ma soprattutto ALLENATEVI SCALZI, il vostro corpo vi ringrazierà.
  • usate le vostre mani per sentire, per percepire ciò che state facendo, non per effettuare i movimenti, ci pensa il resto del corpo a tirare su un bilanciere o a lanciare una palla, le mani servono a dare quella magica perfezione tecnica ad ogni tiro, ad ogni presa, ad ogni gesto!

Dr. Massimo Coretti
Fisioterapista
Posturologo
BAREFOOT/ BAREHAND trainer specialist

Come insegnare rapidamente lo SQUAT

Lo squat: un esercizio fantastico e allo stesso tempo molto difficile da far eseguire correttamente, in quanto frutto di una complessa collaborazione tra il nostro sistema nervoso ed il nostro sistema miofasciale.

Non si tratta di un semplice esercizio fine a sé stesso, ma è ormai un caposaldo anche nei principali programmi di riabilitazione sportiva e di recupero post-infortunio.

Come spesso accade in questo lavoro, noi preparatori ci troviamo a dover dare il miglior risultato nel minor tempo possibile. La difficolta è quindi doppia: lavorare bene, di qualità, ma farlo anche molto rapidamente.

Direte voi: quanto ci vorrà mai ad insegnare ‘sto squat? Dipende dai casi ragazzi, come tutto in questo ambito. Se siamo fortunati troveremo il neofita “prodigio” (poche volte), oppure il soggetto che necessita di molte più attenzioni e cure.
Questo non dipende solo da quanto una persona sia predisposta, ma anche da una serie di fattori che portano ad avere disfunzioni nel sistema.

BOSU GOBLET SQUAT

Veniamo ad un aspetto un po’ più tecnico: quali sono le problematiche principali che affrontiamo nell’ approcciarci a questo esercizio? Nella stragrande maggioranza dei casi troveremo persone che hanno una totale mancanza di attivazione della catena posteriore (mi riferisco all’ insieme di muscoli e strutture presenti nella parte posteriore della coscia, quindi glutei, muscoli ischio-crurali).

Non sto parlando necessariamente di una mancanza estetica (vedete muscoli non sviluppati…no!) Intendo una mancanza di consapevolezza della propria catena posteriore.
Ciò comporta una seria conseguenze nello squat; quello che salterà subito all’occhio sarà che il peso del cliente tenderà ad andare istintivamente avanti, sulla zona anteriore del piede.

Questo vuol dire anche che, man mano che scenderà, alzerà i talloni e scaricherà il peso sulle ginocchia attivando conseguenze non desiderate.

Soluzioni pratiche, so che volete soluzioni pratiche!

Chi ci segue da un po’ di tempo ormai saprà che abbiamo una predilezione per il Bosu élite. Ve ne abbiamo già parlato in questo articolo. Ma perché ci piace così tanto?
Perché è semplicemente unico, c’è poco da fare e chi lo proverà ci darà ragione.
ATTENZIONE! Non confondiamolo con la vecchia versione del Bosu (la mezza palla blu), usata principalmente come “Allenamento per l’equilibrio”.

BOSU POWER POSITION

Tale attrezzo è stato pensato e strutturato affinché andasse a stimolare una zona specifica del piede, chiamata “balls of-the feet”, la quale è strettamente legata con l’attivazione della catena posteriore.

Seguite questa sequenza, prendetevi mezz’ora con il vostro cliente e riservatela SOLO per lo squat.

Finita la sessione il vostro allievo sarà in grado senza alcun dubbio di eseguire almeno uno squat fino al parallelo.
Il transfer del sistema nervoso sarà immediato già dal primo squat di controllo, il cliente avrà da subito una percezione diversa in relazione all’esercizio

  • MAGGIORE STABILITA’
  • DISTRIBUZIONE CORRETTA DELL’APPOGGIO DEL PIEDE
  • MIGLIOR CONTROLLO E QUALITA’ DEL MOVIMENTO
Un passaggio nel BOSU STRAP SQUAT ADVANCED

E questo è solo l’inizio!

Per saperne di più visita il nostro sito www.focustraining.it e richiedi un appuntamento per una valutazione GRATUITA

Dott. Davide China

Specializzato in Riabilitazione e Recupero Funzionale

Coordinatore Weckmethod Italia

Personal trainer? Serve il talento !

Ciao mi chiamo Flavio. Sono 14 anni che alleno le persone. E mi sono fatto l’idea che per fare questo lavoro serve una specifica capacità, che va al di là della preparazione tecnica. Te lo spiego in breve.

Michele Falanga e Flavio Bulgarelli consegnano il diploma di istruttore di allenamento funzionale a Giulia.

Ovvio che per fare questo mestiere devi conoscere l’anatomia, il movimento, la biomeccanica. Devi aver fatto corsi su corsi, devi aver studiato partendo anche da un corso di base come, ad esempio, questo qui di cui sono docente. Ma il mio corso, così come tanti altri non sono che un passaggio base che diamo per scontato che tutti abbiano intrapreso, presso una scuola o un’altra.

Puoi essere preparato tecnicamente quanto vuoi, ma non riuscirai ad insegnare nulla se non hai IL DONO DEL FORMATORE.

“Dono del formatore” è secondo me la definizione più azzeccata per descrivere la capacità di trasmettere. Si tratta di un talento intuitivo istantaneo. Tu sai cosa devi dire all’altro per far si che egli intenda e metta in pratica quella propedeutica necessaria per apprendere un movimento. Capisci al volo se devi farti imitare facendo un esercizio vicino a lui. Oppure se una persona ha bisogno di una spiegazione verbale approfondita prima di passare ai fatti.

Certo, se fai un bel corso di Programmazione Neuro Linguistica ti insegnano come comunicare più efficacemente con una persona. Ma se non ce l’hai di talento, tutto questo serve a poco. In questi 14 anni ho capito questo.

E tu ce l’hai questo istinto?

  • Quando vedi qualcuno che insegna qualcosa a qualcun altro ti viene spontaneo desiderare di aggiungere una frase o un dettaglio che secondo te renderebbe più semplice per quell’allievo comprendere il messaggio?
  • Quando vedi qualcuno che sbaglia a far qualcosa ti viene l’istinto di aiutarlo e correggerlo?
  • Se qualcuno non capisce quello che cerchi di comunicare ce l’hai la pazienza di ripetere il messaggio? E soprattutto cerchi altri modi per farti capire? Esempi, metafore, movimenti, citazioni. Desideri più di ogni altra cosa ottenere il risultato di aver condiviso la tua conoscenza?

Se la risposta a tutte queste domande è SI, allora probabilmente hai una buona base per poter fare questo mestiere. Poi ci sono ovviamente gli altri aspetti. Devi aggiornarti continuamente, perché da ormai quasi venti anni il mondo delle scienze motorie è in continuo mutamento (e proprio ultimamente ci sono delle novità come spieghiamo in questo articolo qui. ) Sai cosa è la “fascia”? Conosci i protocolli per condizionare la forza ? Devi fare corsi su corsi e tenere le orecchie aperte sulle nuove scoperte. Ma tutto ciò viene dopo. Un personal trainer è anzitutto una guida. Non è solo un tecnico, è un maestro. A volte è un esempio.

Flavio Bulgarelli con una allieva.

Alla conclusione di questo mio personalissimo punto di vista ti dico che per fare questo mestiere servono due cose: una te la spiego in un articolo a parte che puoi leggere qui. E l’altro grande elemento necessario è una vocazione. La vocazione del “formatore”. La tua vita diventa una missione, perché ti occupi della salute delle persone e del loro cambiamento verso una vita migliore. Se ti limiti a pensare di essere un tecnico sbagli di grosso. Tu sei il medico della vera prevenzione.

Ad ogni modo, questa è la mia esperienza. Questo è il mio parere. Questo è il modo in cui vedo la mia professione: una vocazione.

Dott. Flavio Bulgarelli

Psicologo e personal trainer

Titolare di Focus Training Studio

Sei sicuro di voler diventare un Personal trainer?

Scrivo queste due righe per te che hai la passione per lo sport e stai pensando “quasi quasi” di lasciare il tuo noioso lavoro e diventare personal trainer. Le scrivo anche perché in molti mi chiedono se conviene, insomma…si guadagna?

Te lo dico subito: per fare questo lavoro devi avere una caratteristica che non puoi apprendere in nessun corso, o ce le hai o non ce le hai. Se non ce le hai sei comunque libero di fare questo mestiere, prego accomodati… ma non aspettarti di avere successo.

Ovvio, per diventare personal trainer teoricamente basta poco, lo spiego nel mio articolo “COSA SERVE PER FARE IL PERSONAL TRAINER”. Ed in quest’altro articolo spiego anche cosa vuol dire avere IL DONO DEL FORMATORE. Ma queste cose sono meno importanti se non c’è l’elemento più importante. Un elemento magico.

Se pensi di averlo, allora guadagnerai; le persone parleranno di te a cena con gli amici, parleranno di te in famiglia, parleranno di te con chiunque, e altre persone ti chiameranno. Se hai questo elemento guadagnerai bene, perché lavorando bene riceverai stima, affetto ed un feroce passaparola.

So che quando lo leggerai ti verrà spontaneo pensare che questo articolo non sia importante, perché nel mondo di oggi tutti ti vogliono vendere il corso per essere tecnico nello squat, nel deadlift…tecnico, tecnico, tecnico. Si, ok tutto bello, tutto utile. Ma il lavoro del personal trainer NON E’ QUESTO. Non per la maggior parte.

Prenditi trenta secondi e leggi fino in fondo, ti spiego come questo elemento magico si potrà manifestare nel tuo lavoro.

Vuoi sapere qual è questo elemento? Tieniti forte, è semplice quanto fantastico:

                                                                              L’amore

Ma no, non l’amore per lo sport.

Parlo dell’amore verso le persone, verso gli esseri umani, verso il prossimo.

Non dare per scontato questo elemento, non dire a te stesso, “si vabbè ce l’ho, andiamo avanti”. Ascolta quanto ti dico.

Le persone non sanno realmente quello che vogliono.

C’è una bella differenza tra la domanda e la richiesta. Ti chiedono un fisico scolpito, ma in realtà hanno bisogno di acquisire sicurezza. A volte hanno una vita relazionale difficile. Il mondo ci plasma secondo il canone estetico corrente, e allora crediamo che cambiando forma fisica saremo più apprezzati da una fidanzata, da un ex, dal mondo dei social.

E tu?

Magari all’inizio del tuo lavoro non lo capisci subito, ma poi con il tempo imparerai a leggere oltre. Quando avrai esperienza TU lo saprai che in realtà avrebbero bisogno di qualcos’ altro, ma non puoi dirglielo. Devi fare il loro gioco, e risvegliare dolcemente le loro consapevolezze.

E allora sai perché ti chiedo se sei sicuro di voler diventare personal trainer?

Perché succederà che ti deluderanno. Ti provocheranno. Ti vorranno sfidare inconsciamente. Scambieranno la tua confidenza per non-professionismo. Ti faranno arrabbiare.

Certo questo non accadrà sempre, la maggior parte dei tuoi allievi ti rispetterà. Ma basteranno due parole storte da un cliente/allievo dette nel momento sbagliato per destabilizzarti proprio in quel giorno in cui avevi bisogno di tempo per te stesso e che invece hai dedicato a lui.

Il nostro lavoro non è mai solo del “tempo in cambio di denaro”.

Mai.

Il nostro lavoro è sopratutto attenzione, parola, rapporto.

Ora ascolta:  io faccio questo lavoro da molti anni, ed ho capito come si deve comportare un trainer per avere il rispetto che merita. Lo stesso rispetto di un avvocato, di un medico, di un professionista. All’inizio è stata dura, molti si sono approfittati del mio disperato bisogno di voler raggiungere gli obiettivi che loro mi hanno chiesto. Proiettavo nel loro successo un riflesso del mio bisogno di successo. Questo accade a tutti i trainer “giovani” e questo mi portò ad accettare compromessi che, solo successivamente, ho capito che avrebbero fatto male tanto a me quanto all’allievo.

(A questo proposito, se sei un giovane trainer e ti trovi in questa situazione, scrivimi pure, sarò felice di aiutarti consigliandoti per il meglio.)

Facile allenare persone simpatiche, brillanti, giovani, fisicamente dotate. Evviva. La sagra della felicità. Ma sai qual è la differenza tra un professionista ed un dilettante? Il professionista FA ANCHE CIO’ CHE E’ MENO DIVERTENTE. Il professionista si prende in carico anche casi difficili, persone non-brillanti, persone anziane, persone timide e taciturne che non danno facili feedback. Stiamo parlando di esseri umani.

Esseri umani che hanno bisogno di essere guidati. Ed hanno scelto te, la vita li ha portati a te, sei tu il mentore che è sul loro cammino. Ti vedranno come un salvatore, a volte sadico , a volte tenero. Avranno fiducia cieca in te. Ti daranno il volante e ti diranno “guida tu”.

Poi le cose andranno avanti, ed accadrà all’improvviso, una mattina…

…ti sveglierai la mattina alle ore 6.00 per allenare quel ragazzo che ha difficoltà enormi, o quell’imprenditore un po’ antipatico. Ti sveglierai e ti guarderai allo specchio, e non vorrai andarci. Potresti dire di NO a questo cliente ed allenare le persone solo di sera, giusto? Ti renderai conto che non è una questione di soldi.

Se loro mollano con te probabilmente molleranno per sempre. Diranno: “ci ho provato, ma non c’è niente da fare, il trainer con me non ce l’ha fatta. Sono un caso disperato. Faccio bruciare le lauree”. La maggior parte chiudono così l’esperienza di cambiamento. Forse qualcuno passa ai “bibitoni” per dimagrire, o alle diete di youtube. E tu ti renderai conto di avere una responsabilità verso di loro. E allora, se vuoi diventare personal trainer, tu devi sapere tutto questo. E io ti/mi chiedo…

Perché lo fai?

Perché ami vederli cambiare. Perché ami vederli migliorare. Perchè loro non lo sanno che quando riescono ad incastrare quel bilanciere devo nascondere la commozione che mi sale nella gola, e mi giro per non fargli vedere che ho gli occhi lucidi.

Perché lo fai?

Perché ami vederle sfoggiare un top che prima non si sarebbero sognate. Perché danno senso alla tua giornata ed a tutti i tuoi sforzi. Perché riesci a sentire che stai facendo qualcosa di buono in questo mondo.

Perché li ami.

Dott. Flavio Bulgarelli

Psicologo e personal trainer

Titolare di Focus Training Studio